L’eccentrica attitudine dello scrittore e pubblicitario Jay Conrad Levinson nel coniare visionarie definizioni non aveva ancora partorito l’espressione “guerrilla marketing”, per cui oggi viene spesso ricordato, nel momento in cui un altro genio della comunicazione come Jacques Wolgensinger – direttore delle Relations Publiques di Citroën – mise in atto la sua folle campagna per il lancio della nuova “CX”.
INDICE |
Presentata con un coup de théâtre |
Tecnologia ed eleganza in ogni circostanza |
Aerodinamicità ed ergonomia |
Pluripremiata |
A bordo un'innovatività lunare |
Era il luglio del 1974 e il primo esemplare della nuova ammiraglia ad alto tasso di tecnologia del brand francese veniva presentata al Salone di Parigi in un suggestivo color sabbia, con interni en pendant in jersey caramello. Una fenomenologia solo apparentemente tradizionale, che celava uno sbalorditivo coup de théâtre, portato sulla scena a distanza di una manciata di giorni e in cui al modello offerto in anteprima ai fotografi si unirono altre 27 “CX” che, all’interno di quattro camion, lasciarono gli stabilimenti parigini in segreto per dirigersi verso la località lappone di Gällivare, nel Circolo polare artico.
Le vetture giunte sui ghiacciai perenni erano quasi equamente divise fra modelli 2000 color sabbia e diplomatiche versioni 2200 in tinta metallizzata Blue Delta, con interni blue-vert. Fu a questo punto della incredibile campagna allestita da Citroën che furono, prima prima fatti arrivare 400 giornalisti da 13 Paesi, per testare su un percorso di 420 km la silenziosità di marcia, il comfort e i consumi contenuti della sofisticata “CX”, e successivamente organizzato il primo, inedito “Raid Arctique” dal Polo alla capitale francese per riportare a casa le nuove portabandiera del marchio della Doppia cuspide.
Fino all’arrivo dell’erede “XM” nel 1989, la “Citroën CX” fu per almeno quindici anni l’esempio di un auto dagli alti contenuti di innovazione, in grado di passare con classe e disinvoltura dalle gibbose steppe del Nord all’elegante pavé dell’Eliseo, portando a bordo il presidente della Repubblica, Giscard d’Estaing.
Esemplare e, per l’epoca, certamente eccezionale era anche l’aerodinamicità della “CX” con un coefficiente di penetrazione di 0,35 che divenne uno standard da eguagliare per quasi ogni altra vettura di quella generazione. Ma a stupire gli addetti ai lavori furono anche le soluzioni meccaniche adottate per il suo avveniristico motore trasversale, con potenti alimentazioni a benzina e il diesel allora più veloce al mondo.
Da manuale di ingegneria automobilistica anche il celebre sterzo “Di.ra.vi.” - Direction à Rappel asserVi, a ritorno assistito, progettato da Paul Magès mediante l’utilizzo di una pompa idraulica che alimentava la sospensione idropneumatica. Ma restano scolpiti nella memoria collettiva anche il tetto in vinile della versione “Prestige” e il poi più volte imitato, tergicristallo mono-spazzola.
Gli slogan che la promuovevano sui manifesti pubblicitari citavano versi del tipo “Silenzio, si vola” oppure “CX. Come volare”, quasi a sottolinearne la leggiadria, l’eleganza filante e apparentemente sospesa, garantita anche grazie alle leggendarie sospensioni che ne alleggerivano il passo pur a dispetto della mole non proprio da utilitaria.
Nata dalla matita di Robert Opron – designer anche di “SM”, “GS” e “AMI8” – la “Citroën CX” fu venduta in oltre un milione di unità durante i quasi 18 anni (dal 1974 al 1991) della sua “legislatura”. Niente male per un’ammiraglia ! Un successo decretato anche dai premi e riconoscimenti raccolti lungo la sua gloriosa carriera: eletta “Auto dell’anno” europea nel 1975, la “CX” vinse nello stesso anno anche il "Prix de la Sécurité” e il prestigioso “Award style auto” di Ginevra.
Unici anche gli interni disegnati da Michel Harmand, in cui spiccava lo spaziale cruscotto “lunule” a mezza luna, con linee affusolate e pensato per consentire al conducente di tenere sotto controllo, al primo sguardo, tutti i comandi della plancia di bordo, incluso il vistoso tachimetro illuminato a tamburo girevole. La “lunule” liberava di fatto il posto di guida dalla selva di bastoncini e levette che nelle altre auto governavano fari, frecce, clacson e tergicristalli, anticipando di almeno trent’anni la tecnologia “touch”, attraverso l’utilizzo di due “satelliti” posti alla sinistra e alla destra del volante in cui veniva concentrata la maggior parte dei comandi, azionabili anche mediante il semplice uso dei polpastrelli.
Sembra al limite dell’improponibile pensare oggi che una vettura concepita quasi 50 anni fa potesse raggiungere tali livelli di innovazione. Eppure nacque dalla fantasia e dalla competenza di progettisti e maestranze della “vecchia”, addomesticata Europa. Forse era solo il frutto maturo di un’immaginazione divenuta consapevole, anche nel design automobilistico. Di sicuro, anche la “CX” rientrava a pieno titolo nel ristretto novero delle idee “di un altro pianeta”.