Opel ha prodotto delle vere e proprio icone dell’automobilismo: sportive leggendarie come la Manta e la Kadett, regine dei rally, o la Calibra e l’Astra, mostri sacri delle gare turismo.
Ha cominciato già dagli anni Sessanta a sfornare auto sportive: tra il 1968 e il 1973 il marchio tedesco, allora appartenente al gruppo General Motors, ha lanciato sul mercato la Opel GT, una vettura che si ispirava alla Corvette Stingray.
Erano stai proprio i vertici della GM a volere la GT, che avrebbe cambiato l’immagine di Opel fino ad allora associata ad auto solide, affidabili, ma non sportive.
Era basata sulla Kadett B e ne condivideva gran parte della meccanica. Aveva due motorizzazioni: 1100 o 1900, da 60 o 101 Cv. La linea però era più affascinante, grintosa, elegante. Il cofano era lungo, con fari circolari a scomparsa che ruotavano sulla loro linea longitudinale, la trazione era posteriore e, volendo, l’auto si poteva equipaggiare con un differenziale autobloccante meccanico.
INDICE |
Opel Kadett |
Opel Manta 400 e GSI |
Opel Corsa GSi 1988 |
L’Opel Calibra |
Astra GSi e OPC |
Opel Astra GSe |
La Opel Kadett è stata una delle vetture più longeve sul mercato, prodotta dal 1936 al 1991: ben sei generazioni e decine di versioni e varianti. Gli appassionati di rally e di auto sportive però ne ricordano una in particolare: la Kadett GT/E. Era disponibile solo in versione coupé e, oltre a una vistosa livrea gialla e nera, montava un potente quattro cilindri 1,9 litri da 105 CV. Toccava i 180 km/h e divenne un’auto iconica nel mondo delle corse, una vera “tappa” obbligata per tutti i futuri campioni di rally di quegli anni.
La Opel Manta di seconda generazione (B) fu la prima ad utilizzare la sigla GSI (Grand Sport Injection) nel 1985, sigla che da lì in poi avrebbe contraddistinto gran parte dei modelli Opel sportivi, fino alle OPC e alle nuove GTE. La GSI montava un motore 2 litri da 110 o 159 Cv, aveva una linea muscolosa, e sfoggiava la scritta GSI sulla fiancata. In tutte le sue versioni la Manta aveva una linea sportiva, filante e aggressiva, e grazie alla partecipazione ai rally divenne un vero e proprio mito delle corse.
La più iconica è la Manta 400, realizzata dapprima esclusivamente per le competizioni e in seguito proposta anche in versione stradale in soli 245 esemplari. La versione da competizione montava un quattro cilindri 2410 cc e da oltre 280 Cv, mentre la stradale era depotenziata a 144 Cv ma manteneva la stessa carrozzeria con tanto di spoiler, alettone, parafanghi allargati e strisce con colori Opel-Sport.
Il vero successo commerciale dei modelli GSi arrivò però con la Opel Corsa. La Corsa GSi, prodotta nel 1989, fu una rivoluzione per l’epoca, poiché poche sportive in quel segmento montavano motori a iniezione.
Il suo motore 1.6 erogava 98 Cv di potenza e montava il sistema di iniezione elettronica Bosch LE Jetronic. La carrozzeria era larga, con spoiler, splitter, sedili e volante sportivi a tre razze e strumentazione dedicata con voltometro e manometro dell’olio. La piccola Opel “correva” da 0 a 100 k m/h in 9,5 secondi e toccava i 188 km/h di velocità massima, non male per l’epoca.
Nel 1993 comparve la seconda generazione, dotata di un 1.6 a 16 da109 Cv con iniezione Multec-S, il più piccolo bialbero a camme realizzato da Opel.
Infine negli anni ‘2000 apparve la Corsa OPC, dotata di motore 1,6 litri turbo che arrivava a 205 Cv nella sua massima evoluzione.
L’Opel Calibra del 1989 nasceva come sostituta della Manta: una coupé basata sulla Vectra, ben più grande dell’Astra. Aveva una linea pulita e filante, ma non godeva del palmares sportivo della Manta, o quindi dello stesso fascino. Tuttavia la sua versione più sportiva era molto interessante: dotata di un 2,0 litri turbo da 200 Cv, cambio manuale a 6 rapporti e trazione integrale, era capace di toccare i 245 km/h e di scattare da da 0 a 100 km/h in 6,8 secondi).
L’Astra è la vera erede della Kadett: in Gran Bretagna veniva già proposta come Vauxhall Astra, ma ufficialmente la sostituì nel 1991. È arrivata ormai alla sesta generazione ed è uno dei modelli più iconici del brand. Le versioni sportive si sprecano, così come quelle da corsa: molti ricorderanno dei duelli delle Astra nel BTCC, o l’Astra con motore V8 del DTM (quella con livrea gialla e bianca “Opel Service”).
La versione di punta della prima generazione era la GSi con motore 2,0 litri 16 valvole da 150 CV, dotata di un un look muscoloso e dettagli racing; un’auto molto apprezzata dagli appassionati. La seconda generazione del 1998 invece era proposta anche nella variante sportiva OPC, dotata di un motore 2,0 litri aspirato da 160 Cv; con il restyling venne aggiunto il turbo e la potenza salì a 192 Cv, e nel 2000, a 200 Cv.
E torniamo al presente con la Opel Astra GSe, dove “e” sta per elettrificata. Si tratta di una versione ibrida plug-in sportiva con una connotazione green. Il motore è composto da un 1.6 turbo da 180 Cv abbinato a un motore elettrico da 110 Cv, per una potenza totale di 225 Cv e 360 Nm di coppia.
Lo 0-100 km/h avviene in 7,5 secondi e la velocità massima è di 235 km/h. La batteria da 12,3 kWh consente un’autonomia in elettrico di circa 65 km, che diventano 73 nel ciclo WLTP urban. Sterzo, sospensioni e impianto frenante sono stati tarati per garantire una guida sportiva. L’auto è più bassa di 10 mm e adotta ammortizzatori Fsd; anche l'Esp ha tarature specifiche. Il look è impreziosito da cerchi in lega da 18” con un design che si ispira alla Manta GSe Concept.