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Suzuki Jimny 1.5 102CV 4x4, la prova su strada e off-road della piccola fuoristrada 

08-Gen-2019  
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Sono passati circa 50 anni da quando Suzuki ha prodotto la capostipite della Suzuki Jimny, importata in Italia a partire dal 1985. Prima si chiamava Samurai e dal 1998 Jimny, ma la sostanza è rimasta la stessa: si tratta della fuoristrada più piccola sul mercato. È capace di grandi cose in off-road, mentre su strada bisogna accettarne i limiti. 

COME SI PRESENTA

La Suzuki Jimny 1.5 102CV 4x4 guarda al passato, e non sbaglia: nessuna come la quarta generazione attira gli sguardi dei passanti, nemmeno fosse una supercar. Il Suzukino - così viene chiamata affettuosamente dagli appassionati - è più squadrato che mai, tanto da assomigliare vagamente alla Mercedes Classe G, un’altra fuoristrada iconica ben più grande e soprattutto più costosa di questa. Gli elementi “rubati” alle progenitrici sono molti, come i fari tondi della LJ10 (la capostipite) e le feritoie della Samurai.

Fuori, insomma, è molto vintage. Dentro ha qualche richiamo al passato, come la strumentazione con il doppio quadrante, però l’abitacolo è più moderno di quanto si possa pensare. Di serie, infatti, la Jimny è dotata di climatizzatore automatico e schermo touch da 7 pollici del sistema multimediale, con Bluetooth, supporto Android Auto e Apple CarPlay, e navigatore GPS. Le plastiche degli interni sono tutte rigide, come ci si aspetta da una fuoristrada robusta, comunque le finiture non deludono.

La nuova Jimny è cresciuta nei contenuti, ma non nelle dimensioni. Anzi, è ancora più compatta di prima: si ferma a 3,6 metri di lunghezza ruota di scorta inclusa (3,48 metri senza), 1,65 di larghezza e 1,73 di altezza; davvero mini il bagagliaio, neppure sufficienti per caricare un bagaglio a mano Rayanair approved. Abbattendo lo schienale posteriore, invece, si hanno a disposizione 830 litri. Il fondo in plastica è robusto e facile da pulire, ma è anche tremendamente scivoloso.

COME VA LA SUZUKI JIMNY

Sotto il nuovo vestito, la Suzuki Jimny resta una fuoristrada dura e pura con telaio a traverse e longheroni. Lo stesso di prima, ma irrobustito con due nuove aggiuntive traverse (di cui una a “X”) per migliorare la rigidità torsionale. Su strada se la cava meglio di prima, ma resta un’auto impacciata, con gomme strette e uno sterzo poco preciso, lento a riallinearsi dopo una curva, demoltiplicato e con una zona morta al centro. L’approccio dev’essere dolce, soprattutto in curva, dove i limiti risultano evidenti se si forza un po’ il ritmo.

Niente di drammatico: alle basse velocità è un piacere usarla, anche in mezzo al traffico, dove guardo i passeggeri delle altre auto dall’alto al basso (è ben 12 centimetri più alta di una Vitara) e ne apprezzo la frizione morbida e la percezione degli ingombri grazie al cofano squadrato e all’ampia superficie vetrata. 
Il motore 1.5 4 cilindri aspirato da 102 CV e 130 Nm è vivace sopra i 3.500 giri (i 130 Nm sono tutti presenti all’appello a 4.000 giri), mentre ai bassi è un po’ pigro. Il vantaggio di non essere sovralimentato lo si percepisce in off-road, dove si riesce a dosare alla perfezione la quantità di gas desiderata.

Fuori dall’asfalto, invece, è inarrestabile. Non avrà un sistema di trazione integrale sofisticato come, ad esempio, una Mercedes Classe G o una Jeep Wrangler, ma risponde con angoli d’attacco e d’uscita addirittura superiori (37° e 49°), un angolo di sotto di 28°, e un peso piuma di 1.165 kg in ordine di marcia. Metterla in difficoltà, è più complicato del previsto. 

La trazione All Grip Pro 4x4 inseribile, di base posteriore, prevede anche le marce ridotte, ma non il differenziale autobloccante. Il cambio è un manuale a 5 marce e, optional, un automatico con convertitore a 4 marce. In ogni caso, i rapporti sono corti, e in autostrada, a 130 km/h a circa 4.000 giri, c’è parecchio rumore meccanico, al quale si aggiungono i fruscii aerodinamici.
Nonostante i sui difetti intrinsechi, ho adorato la Suzuki Jimny, anche per l’uso stradale. Basta semplicemente calibrare il proprio stile di guida alle caratteristiche del mezzo.

Si sta seduti in alto, in un oggetto piccolo, alto e con un aspetto grandioso. La visibilità è ottima e si viene coccolati dai sedili riscaldati, molto piacevoli nella stagione fredda; inoltre non manca la dotazione di un’auto moderna.

QUANTO COSTA LA PICCOLA FUORISTRADA

La Suzuk Jimny costa 22.500 euro nel ricco allestimento Top, l’unico previsto per il mercato italiano. Ad eccezione del cambio automatico (1.500 euro), comprende tutto di serie: il climatizzatore automatico, il sistema multimediale con touchscreen da 7 pollici e navigatore, i sedili riscaldati, i fari full LED, e i vari dispositivi di assistenza alla guida Attentofrena, Guidadritto, Restasveglio, Nontiabbaglio e Occhioallimite.

POSSIBILI ALTERNATIVE 4X4

Nel suo segmento, quello delle citycar, non ci sono rivali. La Panda 4x4, infatti, si avvicina per stile e capacità off-road alla Suzuki Ignis 4x4. Le vere fuoristrada in commercio sono poche, più grandi e (molto) più costose: quelle iconiche come la Jimny sono la Mercedes Classe G, la Jeep Wrangler e la Toyota Land Cruiser.

A CHI SI RIVOLGE LA SUZUKI JIMNY

Chi cerca una vera fuoristrada in formato tascabile non ha alternative. La Suzuki Jimny potrebbe cavarsela anche come auto da città: le sue dimensioni mini, la buona visibilità e la seduta alta sono armi vincenti in mezzo al traffico. E parcheggiare su un’isola di traffico non potrebbe essere più semplice.

PUNTI DI FORZA

  • Il look della quarta generazione è super
  • In off-road affronta situazioni difficili 
  • Gli interni sono robusti ma accoglienti e ben equipaggiati
  • Con le sue dimensioni è una perfetta cittadina

PUNTI DI DEBOLEZZA

  • Su strada è un po’ impacciata, e non ama la guida brillante
  • Lo sterzo è demoltiplicato e lento nel riallineamento
  • Il bagagliaio è minuscolo, se non si abbatte lo schienale dei sedili posteriori
Autore: Michele Neri