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Kei Car Suzuki: come sono da guidare?

27-Nov-2023  
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Si scrive Kei, e si pronuncia esattamente come si legge. Tranquilli, se non ne avete mai sentito questa parola, è tutto normale: in Europa le Kei Car non sono state importate (purtroppo), anche se, forse, potremmo vederle in futuro.

Ma cosa sono esattamente le Kei Car? Se siete, come me, affascinanti dalla cultura giapponese, le avrete sicuramente viste in qualche film, foto (o magari manga): queste curiose vetture sono leggere, corte, strette e alte. Kei significa “leggero” e fa parte della filosofia giapponese “ho sho kei tan bi”, che si traduce come “compatto, leggero, minimale, e bello”. Non si tratta di quadricicli a motore, ma di vere e proprie auto, con ADAS, comfort vari (sedili riscaldabili), un sistema multimediale moderno e 4 posti.

Queste auto nel Sol Levante occupano il 36% del mercato, con una vendita, nel 2022, di ben 1 milione e 200.000 auto, e che ha visto Suzuki come leader, inseguita da vicino da Daihatzu.

Grandi auto in miniatura

Come mai in Giappone queste auto in Giappone hanno un successo del genere? Semplice, costano poco e hanno costi di mantenimento bassissimi, ma soprattutto offrono tanti contenuti in rapporto alle loro dimensioni striminzite.


Una Kei car, per rientrare in questa categoria, dev’essere lunga massimo 3,4 metri (una Panda misura 3,68 metri, per capirci), larga  non più di 1,5 metri e alta 2. Inoltre deve avere un motore con cilindrata massima di 660 cc, trasportare 4 persone (o meno) e una potenza massima di 64 Cv. La parte bella sono i costi: una Kei paga solo 44 euro di tasse (un incentivo per avere un’auto che ingombra poco, visto l’affollamento del Giappone): una vettura che sfora le dimensioni o la cilindrata paga almeno il triplo di tasse.

Le Kei car però hanno da invidiare davvero poco alle auto più grandi di loro. Ne esistono versioni a due o quattro ruote motrici, con le porte scorrevoli, alte a sufficienza per trasportare una bici messa in verticale; c’è n’è davvero per tutti i gusti.

Basta pensare che la gamma Suzuki Kei in Giappone conta 14 modelli, esclusi i veicoli commerciali (si, anche loro Kei). Persino la Jimny, la, è venduta - anche - in versione Kei car. E non è un modello diverso, ma la stessa auto con i paraurti più corti (che accorcia l’auto da 364 cm a 339 cm) e con un motore 3 cilindri da 64 Cv al posto del 1.5 da 102 cv. Le tasse per il modello Kei sono di 44 euro, per il modello “large” salgono a 213 euro.

Alla guida delle Kei Car

Oggi abbiamo avuto modo di guidare due modelli arrivati direttamente dal Giappone con la guida a destra: la Alto e la Hustler. La prima è la entry level della gamma (esiste anche una versione premium chiamata “Lapin”, con un simbolo del coniglietto al posto della “S” Suzuki), e la Hustler, che prende il posto della crossover della gamma.

La Alto

La Suzuki Alto ha un aspetto tondeggiante e giocoso, una specie di “prima Mini Cooper”. È lunga 339 cm, larga 147, pesa 700 kg ed è disponibile con il motore 3 cilindri 657 cc aspirato da 50 Cv e 40 Nm di coppia, abbinato ad un motorino elettrico da 2 Kw e ad un cambio CVT automatico a variazione continua.


Pur essendo piccola, dentro offre tanto spazio per quattro passeggeri, con qualche compromesso per la posizione di guida. Il volante non è regolabile, e rimane “sulle gambe” se, come me (che sono alto 185 cm), non avete proprio la stazza del giapponese medio.

Alla guida risulta semplice e immediata: si sente che è “vuota” e leggera, tanto che i 50 Cv del tre cilindri aspirato sono più che sufficienti per spostarla, almeno finché trasportate solo un passeggero.

Lo sterzo è poco preciso e bisogna sbracciare parecchio tra le curve, e il rollio è molto marcato: un assetto molto distante da quello delle vetture europee a cui siam o abituati. Per la città però è perfetta: la seduta è comoda, le sospensioni coprono le buche senza battere ciglio e dentro ha tutto ciò che serve. Considerato il prezzo (in Giappone) inferiore ai 10.000 euro, è davvero un’auto interessante. Ma, a parer mio, lo è ancora di più la Hustler.

La Hustler

La Hustler è la crossover della gamma Kei di Suzuki, ed è disponibile sia 2wd che 4wd, con un motore 3 cilindri turbo con intercooler (anche ibrida, con 2 kW di motorino elettrico di supporto al termico) e un potenza massima di 64 cv e 98 Nm di coppia. Il cambio è un automatico CVT che, grazie anche ai paddle al volante, dispone anche di una modalità manuale che simula 7 rapporti.

La Hustler è rifinita con maggiore cura rispetto alla Alto, ha una seduta di guida più rialzata e sembra decisamente più grande.

Quello che colpisce è la quantità di spazio per le sue dimensioni, grazie anche a soluzioni intelligenti come i vani sotto i sedili con tanto di cestello rimovibile, al divano posteriore scorrevole, e ai vani portaoggetti che spuntano come funghi.

La Hustler ha tutti gli ADAS di un’auto moderna (cruise adattivo incluso), un sistema multimediale con schermo da 7” e pure i sedili riscaldabili.


Ma com’è da guidare? Rispetto alla Alto è “più macchina”, sia nella posizione di guida, decisamente meno sacrificata e più naturale, sia nelle prestazioni. Certo, sono solo 64 Cv, ma grazie al turbo (e al peso di 900 kg) si muove con maggior brio in confronto alla Alto. Il cambio CVT fa poca fatica, grazie anche la leggerezza dell’auto, e in modalità manuale i rapporti vengono simulati molto bene. Lo sterzo rimane sempre demoltiplicato e poco preciso, mentre l’assetto è morbido e tarato per un guida nel traffico (la quotidianità in Giappone).

Nel complesso, però, è incredibile la quantità di contenuti che questa piccola vettura offre. È un’auto matura e ricca, ma in formato mignon. Anche la qualità costruttiva non è male: ci sono dettagli in tinta con la carrozzeria, un clima con schermo digitale, un piccolo monitore per le info di bordo e un sistema multimediale completo di tutto. Insomma, c’è tutto, e anche di più.

Purtroppo non sappiamo se verranno importate in Italia, ma la speranza c’è. D’altronde il nostro Paese ama le utilitarie (il segmento A da noi stravende) e sono sicuro che queste Kei car si ritaglierebbero molto in fretta una bella fetta di mercato.

Autore: Francesco Neri